Cavallo da sella, gli allevatori ”spronano” il ministro

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L’ANACAAD (Associazione Nazionale Allevatori Cavallo Anglo Arabo e Derivati) ha inviato la seguente lettera aperta al ministro dell’agricoltura Luca Zaia:      
“Ad un anno dalla lettera che Le inoltrammo per farci conoscere, ma, soprattutto, per comunicare la preoccupazione per la grave crisi del nostro settore, nel quale da troppo tempo non esiste traccia di una seria programmazione, La invitiamo a dare qualche risposta. Un Suo autorevole intervento sul settore del cavallo da sella italiano sarebbe sicuramente gradito non solo da noi, allevatori del cavallo anglo arabo e derivati, ma da tanti altri. L’A.N.A.C.A.A.D. a più riprese, come da Lei stesso sollecitato a chi avesse qualcosa da dire, ha cercato di dare il proprio interessato e completamente gratuito contributo. La nostra speranza è certamente quella di una Sua palpabile attenzione nei riguardi del settore “ Allevamento Cavallo Italiano da Sella”. Il quale, essendo parte integrante del comparto agro-zootecnico, con le giuste strategie e il necessario senso di responsabilità da parte di tutti, può tornare ad essere un sistema equilibrato, competitivo e considerato concretamente come un’opportunità importante per l’economia rurale del nostro paese.
“La filiera ippica e degli sport equestri, come ormai assodato, anima un notevole mercato di lavoro e sarebbe un grave errore da parte delle istituzioni, deputate a creare presupposti per un reale sviluppo, non valorizzare le differenti specificità. Lei, signor ministro, ha utilizzato dei proclami molto belli ed incisivi per riportare la dovuta considerazione sul comparto agro-zootecnico, anima della nostra società, ma, quanti le scarpe le avevano già sporche ed ogni giorno le imbrattano di terra e/o escrementi a causa del proprio lavoro, hanno bisogno di un sostegno che vada oltre le belle parole e le questue.
“A noi non manca certamente l’ottimismo e, nonostante i tanti problemi, continuiamo ad allevare nelle nostre aziende agricole anche il cavallo in cui crediamo e che innesca attività economiche connesse alla stessa agricoltura, all’artigianato, all’industria, al terziario, al turismo, ai trasporti ed occupa direttamente numerose figure professionali. Il problema è dunque trasversale e, quindi, l’interesse generale dovrebbe prevalere sui particolarismi, ma purtroppo non è così. Il progressivo e costante indebolimento dell’attività d’allevamento contribuisce peraltro ad un ulteriore desolante abbandono delle campagne; da notizie diffuse da fonti ufficiali risulta che nella sola provincia di Sassari nel 2007 sono state chiuse 503 aziende agricole e per il 2008 viene confermata questa drammatica tendenza. Sarebbe interessante conoscere i dati nazionali.
“Certamente è auspicabile, anzi improcrastinabile, un’inversione di tendenza, come peraltro anche da Lei ribadito per altri settori del comparto. Importiamo troppo e male, non riusciamo a valorizzare il nostro prodotto, le istituzioni del settore non comprendono appieno le vere esigenze dell’allevamento e, quindi, il metodo per uscire da questa situazione non può fare a meno della trasparenza dei ruoli, delle posizioni, della chiarezza delle regole, della volontà di perseguire gli obiettivi senza prevaricazioni. “Siamo certi che gli stati generali dell’ippica abbiano chiarito solo alcuni aspetti e per fare una seria valutazione dello stato dell’arte è urgente la pubblicazione dei dati raccolti nel cosiddetto Libro Bianco. Secondo noi è essenziale l’istituzione di tavoli tecnici, distinti per area, con la presenza dei legittimi rappresentanti dell’allevamento italiano; solo così si potranno avere idee chiare e giusto equilibrio nella filiera, col corretto riconoscimento per il lavoro di tutti gli attori.
Noi vogliamo continuare ad avere fiducia, non ci disilluda e non ascolti solo le sirene”.
La lettera è firmata da Mario Cossu, presidente dell’ANACAAD.        


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