Domanda alle Istituzioni: in Italia sarà ancora possibile allevare cavalli sportivi?

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MARIO COSSU presidente dell’ANACAAD (Associazione Nazionale Allevatori Cavalli Anglo Arabo e Derivati) ha inviato la seguente lettera aperta al ministro romano e al commissario e al segretario generale dell’Unire, Varrone e Ruffo:

“Allevare cavalli per l’ippica e gli sport equestri non è un lusso o il capriccio di pochi ostinati, bensì lavoro, e benché siamo convinti che il confronto più produttivo sia quello effettuato sui tavoli tecnici e/o di concertazione più volte reclamati, talvolta ottenuti e oggi aleatori, dobbiamo ancora ricorrere ad una lettera aperta per comunicarvi la nostra preoccupazione per l’allevamento del cavallo sportivo italiano, del quale l’Anglo Arabo è parte importante. Noi la speranza non l’abbiamo persa e continuiamo ad allevare guardando al futuro con moderato ottimismo, certi che si possano creare le condizioni per superare una recessione ormai insostenibile per troppe persone.
“Le pubbliche istituzioni e le forze politiche debbono avere il coraggio di utilizzare con intelligenza le sinergie necessarie per ricercare una via d’uscita da una crisi paradossale, purtroppo non solo del nostro settore, che, tuttavia, non deve farci cadere nel qualunquismo o sottovalutare le singole questioni. Solamente un comportamento responsabile, che sottraendo il comparto agricolo, da sempre considerato vitale per il nostro Paese, ad un collasso per molti ineluttabile, può tutelare il lavoro di qualità e produttività, vere componenti irrinunciabili per l’individuo e per la collettività.
Le stesse organizzazioni agricole e le associazioni di categoria, non esclusa la nostra, in questa situazione di decadenza culturale ed economica senza precedenti nell’Italia repubblicana, hanno l’obbligo morale, considerati gli specifici scopi statutari, di costituire un fronte comune per portare avanti una legittima azione di tutela dei propri soci e/o iscritti. Con troppa frequenza, al contrario, si assumono posizioni o si fanno dichiarazioni, purtroppo dettate solamente da personalismi prevaricatori, generanti conflittualità e confusione nell’opinione pubblica.
Tante volte, noi stessi, rimaniamo sconcertati nell’ascoltare o leggere notizie spesso superficiali o smaccatamente manipolate, molto lontane da quella che dovrebbe essere una corretta informazione. Quello che, in questi casi più ci preoccupa è la mancanza di pudore nell’esprimerle e conseguentemente la difficoltà d’obiezione ad una forma di propaganda inaccettabile.
 
I TROPPI CAMBIAMENTI al timone Politico/Istituzionale che guida il comparto, non hanno permesso finora l’applicazione, per un congruo periodo, di un metodo condiviso e/o condivisibile per affrontare al meglio le varie problematiche. Inoltre, i personalismi di alcuni e l’incompetenza di altri hanno impedito per troppo tempo, al sistema ippico equestre italiano, di fare il salto di qualità necessario, adeguandosi alle nuove regole comunitarie e nazionali che, pur necessitando di chiarificazioni, sono indispensabili per un migliore funzionamento del settore. Una corretta interpretazione ed una giusta applicazione delle norme permetterebbero altresì di trovare soluzioni legittime ed inappuntabili, che gioverebbero a tutti.
L’ANACAAD, dunque, ritenendo deleteria la “politica dei compartimenti stagni o meramente localistica”, non farà mancare il proprio apporto, se MIPAAF ed UNIRE/ASSI vorranno continuare la collaborazione con quanti hanno titolo e, come noi, dimostrato di avere a cuore l’intero comparto equino, non solo gli interessi di parte, seppure leciti.
Sta alle Vostre capacità di regia far sì che il nostro ottimismo non risulti pura e semplice illusione. La troppa amarezza, accumulata intorno all’allevamento negli ultimi anni, insieme alla consapevolezza di non essere compresi come categoria, come operatori economici, come tecnici, non ha fatto perdere al cavallo il proprio fascino. La sua bellezza e le diverse possibilità d’utilizzo, esaltate dall’interazione tra il patrimonio genetico e l’ambiente che lo circonda, ne fanno una produzione tipica e non piuttosto “un quadrupede uguale a tutte le latitudini o da impiegare solo come specchio per le allodole”. Per esempio, se, prendiamo in considerazione una specificità del nostro cavallo Anglo Arabo e cioè la sua versatilità, è facilmente valutabile la differenza con le altre razze o con la stessa razza in diverse realtà territoriali. Poiché il settore equino italiano presenta ancora un panorama di biodiversità di notevole pregio, bisogna valorizzarne le specificità e investire diligentemente sul fenomeno zoo economico che lo stesso rappresenta, se si vogliono creare condizioni di lavoro e, quindi, reddito per il privato e l’erario pubblico. Per uscire dalla situazione difficile, in cui l’allevamento italiano si trova da anni, è necessario conoscere bene i problemi e affrontarli con spirito costruttivo, facendo funzionare in modo corretto le pubbliche istituzioni e, se necessario riformandole.

LE RIFORME VERE, però, non possono limitarsi al taglio demagogico dei bilanci, di giornate di corse e di manifestazioni fondamentali per l’allevamento: al riguardo è emblematico il trattamento che l’UNIRE sta riservando alla Sardegna per il 2011 e che l’ANACAAD ha più volte disapprovato, portando all’attenzione dei rappresentanti istituzionali le motivazioni. Con la presente confermiamo il giudizio sfavorevole, poiché sono stati disattesi, dallo stesso ente tecnico nazionale, alcuni punti dei criteri generali di programmazione delle corse e chiediamo una rivalutazione urgente. Per quanto riguarda le manifestazioni allevatoriali siamo preoccupati, ma in attesa di convocazione, considerato che quella annunciata per il 28 luglio u.s. non è stata confermata e dovrebbe tenersi prossimamente. 
Cogliamo l’occasione per riaffermare che l’allevamento della Sardegna merita nel sistema ippico equestre italiano una maggiore considerazione, essendo storicamente fiore all’occhiello dell’allevamento da competizione e da sella (Anglo Arabo e derivati, PSA, PSI, etc.) per numeri e qualità. 
In conclusione e per quanto premesso ci sembra essenziale una presa di coscienza generale se si vuole veramente costruire un futuro migliore, in cui possano essere garantiti i posti di lavoro del settore e quelli dell’indotto connesso. E’ utile, quindi, chiarire i rispettivi ruoli, avere rapporti corretti e coerenti, condividere ideali, metodi, obiettivi di breve e lungo termine; in altre parole, essere interlocutori uniti sulle questioni fondamentali che riguardano il mondo del cavallo. Questo ci permetterà di abbandonare lo stato di disordine e incertezza, di limitare l’eccesso di protagonismo di alcuni, di presentare progetti unitari per restituire un avvenire d’eccellenza al cavallo sportivo italiano. Ovviamente non potrà esserci futuro decoroso senza provvidenze e montepremi adeguati. Peraltro deve essere garantita una corretta rappresentanza degli allevatori e proprietari, componenti primari delle filiere ippica ed equestre, che stentano ad essere riconosciute.
Noi dell’ANACAAD ci auguriamo che ci sia da parte di tutti un’assunzione di responsabilità e nell’attesa di Vostre determinazioni al riguardo, si ringrazia per l’attenzione.


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