Cavallo Anglo Arabo, lettera aperta al Ministro Martina

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Lettera aperta di Mario Cossu presidente dell’ANACAAD al Ministro Martina: “Sono passati quattro mesi circa dall’ultima lettera aperta indirizzata ad un Ministro della Repubblica e ormai 10 anni dalla costituzione ed inizio attività dell’A.N.A.C.A.A.D. che è l’Associazione di una razza ultra-secolare e con una storia certificata iniziata in Sardegna.
Noi cerchiamo di difendere l’allevamento italiano del cavallo sportivo e la nostra missione è, in sintesi, quella di tutelare, valorizzare e promuovere in collaborazione con le Istituzioni e gli Organismi nazionali ed internazionali, il cavallo Anglo Arabo Sardo (comunque italiano).
Noi, fin dall’inizio, abbiamo cercato di sensibilizzare TUTTI sull’importanza dell’allevamento del cavallo sportivo e abbiamo sistematicamente chiesto, considerando la presente già al passato, agli 8 Ministri (di 6 Governi) di un Dicastero strategico, com’è quello dell’Agricoltura, la giusta attenzione sul comparto ippico equestre. Comparto di sostanziale importanza per il cosiddetto “Sistema Italia”.
Noi, che da tempi non sospetti e mai facendo mancare la nostra collaborazione ad U.N.I.R.E., A.S.S.I. e Mi.P.A.A.F., abbiamo chiesto, ed ancora le attendiamo, decisioni produttive sul Libro Genealogico del Cavallo da Sella Italiano, non abbiamo ormai altre scelte e per preservare il nostro cavallo dall’estinzione: riconfermiamo con convinzione la richiesta di affidamento del Libro Genealogico del Cavallo Anglo Arabo all’Associazione nazionale di razza, ovvero all’A.N.A.C.A.A.D.
Si chiede, pertanto, alla S.V. l’istituzione urgentissima di un Tavolo Tecnico per trovare una soluzione adeguata ad un problema d’interesse nazionale.
I numeri suindicati, possono aiutare a comprendere le difficoltà di quelli che, in buona fede come noi, cercano di contribuire a salvare qualcosa o meglio qualcuno, essendo il cavallo un essere vivente importante per tutti e, quindi, anche per quanti non ne hanno coscienza. Purtroppo ed inoltre, tralasciando la condizione di ignoranza, molti individui sembrano difettare di empatia, con conseguenze palesi nella nostra società.
Ancora di più i numeri relativi alle nascite dei puledri italiani (in verità, i nati effettivamente sul territorio italiano sono anche meno), sono un segnale inequivocabile di scelte politiche mal gestite, che stanno creando evidente nocumento; il danno non è soltanto al settore ippico, ma anche all’indotto “dell’industria”, fatta di tante micro/piccole/medie attività economiche e non, che ruota attorno ad un fulcro produttivo di lavoro, che si chiama cavallo sportivo nato in selezione e del quale l’Italia non può o, per meglio dire, non deve disfarsi. Magari vi sono degli aspetti da migliorare, ma per farlo bene bisogna agire con saggezza e non con l’accetta.
La invitiamo, come già fatto con alcuni Suoi predecessori, a farsi fornire i dati reali per ogni Libro Genealogico ed a confrontarli dal 1999 al 2013. Noi siamo pronti ad aiutarla, per una valutazione obiettiva.
I dati relativi al cavallo Anglo Arabo, per esempio e se valutati senza idiosincrasia, possono essere di grande aiuto per comprendere il perché della richiesta e della necessità di un impegno diretto degli allevatori, nella gestione del Libro Genealogico. Si sta, infatti, realmente rischiando l’estinzione della razza e vi è l’inderogabile necessità di semplificare una burocrazia, che spesso sembra solo fine a se stessa.
Prima di chiudere la presente vogliamo farle, considerato che ci troviamo nel pieno della campagna di fecondazione 2014, due domande: gli allevatori di CAVALLI ITALIANI, possono avere un futuro nel nostro Paese? Se la risposta è sì, pungolerà Governo, Parlamento e Ministero dell’Agricoltura ad assumersi le responsabilità di competenza, oggi e non domani?
Noi speriamo ancora nella rinascita del settore ippico ed equestre italiano e da allevatori riaffermiamo che il problema “cavallo italiano” è d’interesse pubblico, concatenato a quello del LAVORO.
Nell’attesa di risposte e atti produttivi auguriamo a Lei ed a Tutti, Buona Pasqua.


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