Gli strani equilibri del ”sistema cavallo”

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Gentili signore ed egregi signori,
dopo tante lettere aperte indirizzate ad autorità politiche, tecniche, nonché ai rappresentanti delle categorie del settore ippico equestre e delle organizzazioni agricole, per difendere il cavallo anglo arabo ed in generale l’allevamento italiano, dobbiamo prendere atto di non essere riusciti a rompere quegli “strani equilibri” che da circa quindici anni stanno minando il nostro allevamento e da più di un lustro stanno determinando lo sfacelo del “sistema cavallo” nel nostro paese.
In Sardegna si era iniziato a sentire il peso deprimente della decadenza circa otto anni fa e la politica regionale (Giunta Soru) non aveva saputo interpretare correttamente la situazione, determinando l’inizio di un disastro, nonostante l’impegno di quanti (politici, commissari liquidatori d’Istituti ed Enti, rappresentanti istituzionali e di categoria) si prodigavano nella dimostrazione che le scelte intraprese erano quantomeno pericolose. In un secondo tempo, un assessore tecnico della Giunta Cappellacci ha contribuito a completare l’opera. Con queste considerazioni non cerchiamo colpevoli, non siamo interessati a questo, ma continuiamo a disapprovare le azioni di superficialità nell’analisi di situazioni complesse ed i personalismi, che acuiscono i problemi a discapito di tutti e contribuiscono alle degenerazioni.
Per l’esperienza Sarda, dapprima che la stessa giungesse ai noti estremi negativi, abbiamo cercato con scritti, atti e proposte di chiedere attenzione, di sollecitare tavoli tecnici, di coinvolgere quanti avevano ed ancora hanno reale interesse ad invertire la tendenza negativa che ci ha portato alla situazione attuale, con tantissimi lavoratori ed intere famiglie sull’orlo del baratro della miseria.

OGGI, grazie all’impegno di tante persone con buoni propositi, possiamo affermare che si è fatta chiarezza ed i tempi sono maturi per l’auspicato cambiamento. E’ necessario, però, sovvertire il “modus operandi”, non ascoltando “le sirene” o per meglio dire quelli che, bravi a salire sul carro dei vincitori e/o a cavalcare il malcontento, propongono soluzioni inverosimili. L’A.N.A.C.A.A.D. ha proposto da tempo l’istituzione di una “cabina di regia”, dove, con i Ministeri interessati, si dovrebbero affrontare concretamente tutti i problemi del settore. Altrimenti, in assenza di un fronte unitario che pare utopistico nei fatti, anche il prossimo anno passerà senza implementare un condivisibile progetto di rinascita per il “sistema cavallo italiano” e davvero potrebbe essere tardi.  
Ci vogliamo chiedere perché in Germania un cavallo da sella è stato pagato all’asta € 2.310.000 (fonte Cavallo Magazine), perché in Francia i migliori tre allevatori del galoppo hanno vinto rispettivamente € 834.241/521.561/344.001 ed i migliori due allevatori in ostacoli rispettivamente €155.565/141.087 (fonte Cavallo 2000), perché in Italia si sta cercando di affossare proprio l’ippicoltura? Vogliamo continuare a farci del male da soli?
Signori delle istituzioni e signori pro-unione, pro-lega o pro-quello che preferite, speriamo sinceramente anche pro cavallo italiano, meditate e se ci riuscite fate meditare anche quelli che in questi anni si sono impegnati a ben rappresentare i propri interessi personali o di bottega, anziché l’interesse generale o almeno gli interessi di tutti coloro che avrebbero dovuto meglio rappresentare (per esempio allevatore e proprietario e cioè i primi investitori del sistema, etc.).
 
CERTAMENTE molti allevatori e proprietari seri, quelli che ancora resistono nonostante tutto, non si faranno turlupinare oltre in quanto, per dirla con una locuzione napoletana, “a cà nisciun’è fess”.
L’A.N.A.C.A.A.D. continuerà a difendere la razza Anglo Araba, il suo allevamento e quindi gli allevatori che hanno diritto, anche per il futuro, ad allevarla. Siamo certi del suo valore, non solo nelle corse e nel concorso completo d’equitazione, ma anche nelle altre discipline equestri e del tempo libero, e, pertanto, abbiamo chiesto al MiPAAF la gestione del Libro Genealogico. Vogliamo una selezione seria e chiediamo di uscire dall’ambiguità del Libro genealogico del cavallo da sella italiano, siamo stanchi d’incroci di sostituzione che stanno depauperando il nostro parco fattrici col pericolo di far scomparire il “nostro” Anglo Arabo. Noi continueremo a lavorare a fianco di quanti s’impegnano per la rinascita del sistema ippico equestre italiano, ma non affideremo deleghe in bianco, poiché siamo certi delle difficoltà, per chiunque, a rappresentare bene tutti e tutto. Con un ringraziamento particolare a quanti, in questi anni difficili, ci hanno aiutato nella nostra missione, auguriamo un sereno e proficuo 2013, foriero di quei cambiamenti necessari a permetterci d’essere “Tutti in sella”.  

MARIO COSSU
presidente dell’Associazione Nazionale Cavallo Anglo Arabo e Derivati (ANACAAD)                                                              


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